L’esametro

L’esametro, metro tipico dell’epica e della poesia didascalica, è un verso di sei piedi.
Di essi, i primi quattro possono essere dattili (- ⏑ ⏑), o spondei (- -); il quinto è di norma un dattilo; l’ultimo piede, ridotto a due sillabe, è uno spondeo o un trocheo (- ⏑).
La cesura metrica è di solito semiquinaria (ossia posta dopo l’arsi del terzo piede).
Più raramente si ha una cesura semiternaria (dopo l’arsi del secondo piede), talvolta accompagnata da una cesura semisettenaria (dopo l’arsi del quarto piede). 

Lo schema dell’esametro è quindi il seguente:

Ecco a titolo di esempio la lettura metrica dei primi 9 versi del De rerum natura di Lucrezio.

Per acquisire familiarità con la lettura metrica dell’esametro e degli altri versi latini, occorre tenere presente alcuni fenomeni prosodici:

La sinalèfe, ossia la fusione di una sillaba finale in vocale o in vocale seguita da –m con la sillaba iniziale di parola seguente che inizia per vocale o h seguita da vocale.
In questi casi nella lettura metrica si suole convenzionalmente elidere la vocale finale della prima parola.

Esempi:
effic(e) ut interea fera moenera militiai
per mari(a) ac terras omnis sopita quiescant
(Lucrezio, De rerum natura I, vv. 28-29)
religion(um) animum nodis exsolvere pergo
(Lucrezio, De rerum natura I, v. 932)

La sinèresi (o sinizèsi), ossia la fusione in una sola sillaba di due vocali contigue che non costituiscono dittongo all’interno di una parola. Si tratta di un fenomeno piuttosto raro.

Esempio:
deerrarunt passim motus ab sensibus omnes
(Lucrezio, De rerum natura III, v. 861)

Lo iato, ossia la conservazione di due suoni vocalici contigui, che non si fondono nella sinalefe.

Esempio:
sed dum abest quod avemus id exsuperare videtur
(Lucrezio, De rerum natura III, v. 1082)