Noi adolescenti

Difendere i propri sogni di Alessandro D’Avenia

Parte prima: Compiti difficili da svolgere a casa

Leo, il protagonista, è un ragazzo di sedici anni che come tanti, va a scuola per dovere, studia quando è costretto a farlo, se un compito gli risulta troppo difficile si rivolge a Silvia, la sua migliore amica, il suo "angelo custode" come dice lui, oppure si limita a copiarlo da qualcuno il giorno dopo.

Papà non è tornato per cena. Quando è rientrato era così tardi che non ho avuto il coraggio di chiedergli nulla1. Non era il momento opportuno. Mi avrebbe fulminato e non potevo bruciarmi la mia unica possibilità. Io sono ancora sveglio perché sto cercando di scrivere il compito per il Sognatore2. Non mi è mai fregato niente dei compiti difficili. Quando non mi riescono vado a dormire tranquillo e li copio il giorno successivo. Non so perché in questo caso c'è in gioco qualcosa di più, che mi spinge ad accettare la sfida. Come se, gettando la spugna, tradissi il Sognatore o me stesso. Sono davanti allo schermo del computer. Scrivo le domande del titolo: "Perché Roma, Alessandria e Bisanzio sono state bruciate dai loro conquistatori? Cosa animava barbari, arabi, turchi? Cosa li rendeva simili pur essendo così diversi?". Bianco. Non mi viene niente. Bianco come questo maledetto schermo. Bianco come il sangue di Beatrice. Chiamo Silvia. Non risponde. Silvia lascia sempre il cellulare acceso perché vuole che io possa chiamarla in qualsiasi momento se ho bisogno di aiuto. Silvia è il mio angelo custode. L'unica differenza è che lei la notte dorme, e a volte non sente il cellulare vibrare, come adesso. Devo risolvere da solo. È tardi. Fuori c'è il nero della notte e la mia mente è bianca. Cerco di trasformarmi in uno di quei saccheggiatori e mi chiedo cosa voglio ottenere dando fuoco ai libri che contengono. Mi aggiro per le strade polverose di Roma, di Alessandria e di Bisanzio, che poi ho scoperto essere diventata Costantinopoli e poi Istanbul, e in mezzo agli strepiti e alle urla della gente do fuoco a migliaia di libri. Mi sbarazzo di tutti quei sogni di carta e li trasformo in cenere. Li trasformo in fumo bianco. Ecco la risposta. Incenerire i sogni. Bruciare i sogni è il segreto per abbattere definitivamente i propri nemici, perché non trovino più la forza di rialzarsi e ricominciare. Non sognino le cose belle delle loro città, delle vite altrui, non sognino i racconti di altri, così pieni di libertà e di amore. Non sognino più nulla. Se non permetti alle persone di sognare, le rendi schiave. E io, saccheggiatore di città, adesso ho bisogno solo di schiavi, per regnare tranquillo e indisturbato. E così, non rimanga parola su parola. Ma solo bianca cenere dei sogni antichi. Questa è la distruzione più crudele: rubare i sogni alla gente. Lager pieni di uomini bruciati con i loro sogni. Nazisti ladri di sogni. Quando non hai sogni li rubi agli altri, perché non li abbiano neanche loro. L'invidia ti brucia il cuore e quel fuoco divora tutto… Quando finisco di scrivere fuori è buio come prima, e dal nero della notte io ho rubato i sogni che adesso riempiono lo schermo bianco. Ho scoperto qualcosa: studiando, scrivendo. È la prima volta, ma non prenderò l'abitudine… E naturalmente l'inchiostro nero della stampante è finito, non mi resta che stamparla a colori. Rosso.

Le parole che ho imparato

NOTA

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