Nell’ultimo decennio la ricerca sull’elegia latina sembra arrivata ad una svolta: accantonate le questioni “genetiche” sull’origine, si cerca sempre di più di comprendere la fisionomia di questo genere, che in pochi decenni raggiunse a Roma un livello di grande complessità. In questo ambito si inserisce la ricerca sulle strategie della persuasione amorosa, già individuate come una caratteristica originale dell’elegia latina, che vengono qui poste a confronto con l’elaborazione della retorica ellenistico-romana. Sono soprattutto gli Amores di Ovidio a dimostrare la centralità della parenesi amorosa non solo come tema dell’elegia augustea, ma come un complesso sistema di strategie e regole discorsive, che si situa nel cuore stesso del genere. Attraverso un serrato confronto intertestuale, Ovidio opera la kenosis dei canoni tibulliani e properziani, dimostrando umoristicamente l’inattuabilità della loro proposta di “discorso amoroso”. Dalla concezione generale dell’eros alla comunicazione fra gli amanti, assistiamo così ad una coerente demolizione della possibilità di organizzare l’elegia “soggettiva” come persuasione all’amore, a meno di non rendere sistematica l’equivalenza fra persuasione e simulazione ed avviare così l’elegia tradizionale verso l’ars amatoria.