Generare in comune

P.Li Causi

Generare in comune

Teorie e rappresentazioni dell'ibrido nel sapere zoologico dei Greci e dei Romani

36,80 €

Italia, consegna in 5/7 giorni lavorativi con Poste italiane

Codice B8460 ISBN 978-88-6017-036-1

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Descrizione
Di cosa parlavano veramente i Greci e i Romani quandi si riferivano a quelli che noi chiamiamo oggi "ibridi"?
Questo libro comincia con un viaggio nelle teorie della riproduzione del mondo antico per marcare una serie di differenze antropologiche fra Noi e Loro. Leggendo queste pagine si scoprirà peranto che i Greci non avevano alcun termine dedicato per parlare dei prodotti degli accoppiamenti interspecifici o che il termine latino hybrida, da cui deriva il nostro "ibrido", non indicava affatto l'incrocio tout court, ma si riferiva piuttosto ad una ben precisa specie meticcia frutto dell'accoppiamento del maiale con il cinghiale.
Si scoprirà anche che parlare di ibridazione, per gli antichi, sginificava attivare gli ingranaggi di un macchinario simbolico che proiettava sul mondo animale la genetica selvaggia della moicheia e dell'adulterium, concepiti come agenti di contaminazione dell''identità specifica e individuale.
Si vedrà però anche che, laddove nella nostra percezione l'ibridazione fra l'uomo e l'animale è vista come una forzatura estrema della natura, raggiungibile soltanto attraverso l'uso di tecniche avanzate, per gli antichi la contiguità biologica fra la sfera dell'umano e la sfera dell'animale era un dato largamente scontato per il senso comune.
E' proprio a partire da questa macroscopica differenza fra noi e nostri "Altri" del passato che l'autore trae spunto, nelle ultime pagine di questo studio, per orientarsi all'interno del dibattito bioetico contemporaneo ed espolorare, attraverso l'antico, prospettive inedite da contrapporre da un lato al misticismo della natura, dall'altro alla bestializzazione dell'umano e alla mercificazione della vita.